Ieri sera sono andato all’hiroshima con l’animo diviso tra sfida –non ho mai sentito molto, ma non mi è mai parso un gran musicista, e sto usando un eufemismo- e la voglia di essere smentito –nonostante si possa credere il contrario mi fa sempre molto piacere scoprire di aver sottovalutato qualche gruppo-.
Una volta entrati si
poteva notare come tra il pubblico ci fosse una gran rappresentanza
del Club delle Barbe, prevalentemente sfoggiate con maglioncini di
lana similinfeltriti, un iphone in mano ed un revival di cappotti.
Cose strane le sottoculture e le mode che ne derivano, cercano di
smarcarsi dal contesto di riferimento formandone uno nuovo
altrettanto rigido. Quanto sarebbe stato alternativo lì in mezzo un
ragazzo vestito da technofolle?
Il concerto inizia e, con
una certa delusione noto che:
- Non ci sono le sedie
- Non ci si siede nemmeno per terra… ci speravo, inutile mentire.
Si presenta sul palco
Vasco Brondi, con un fisico perfetto per quello che fa: è un
perfetto anti-eroe, non particolarmente bello, non particolarmente in
forma, non particolarmente coordinato nei movimenti, quasi come fosse
a disagio lì sul palco e con ricordi di quando, la prima volta a
Torino, è stato insultato dopo una canzone. Attacca a cantare,
facendo anche, oltre ad Emilia paranoica dei cccp, Summer on a
solitary beach di Battiato. Come la volta che, su suggerimento, avevo
sentito Verranno a chiederti del nostro amore di De Andrè ho provato
quel brutto sentimento di gelosia, come quando scopri che un tuo
libro a cui sei affezionato è stato rovinato malamente dalla persona
alla quale lo hai prestato. La sola frase che mi è venuta in mente è
stata “tu non meriti di cantarla, e lei non merita di essere
cantata così”. Limiti miei, ne sono consapevole. A parte questo ho
vissuto il concerto con sentimenti contrastanti: mi esalta veramente
il suo modo di scrivere testi che abbiano bisogno di attenzione e
devozione per essere compresi ed apprezzati –credo che l’articolo
scritto da Esa spieghi in maniera eccellente una delle canzoni-, però
c’è da dire che non sa cantare e che gli stessi accordi suonati
maluccio non possono garantirti lo status di musicista, anche se ti
circondi di turnisti molto capaci –ho pensato a quanto potesse
essere frustrante essere “uno di quelli che suona con Vasco Brondi”
e non essere riconosciuto cone musicista capace, mi sono venuti
immediatamente in mente i calciatori che giocano in squadra con
Inzaghi, che si prende i meriti e verrà ricordato nelle statistiche
UEFA perché è quello che segna-. Uscito, con molta fatica –era
proprio piena la sala!- ho pensato che, tutto sommato, tornavo a casa
con la stessa convinzione con cui ero arrivato: probabilmente se non
avesse una chitarra tra le mani e non si sforzasse di cantare io
probabilmente sarei con i lacrimoni a sentirlo, anche godendomi
meglio i suoi testi, perché non sarei disturbato da suoni dissonanti
e voci poco melodiche. Detto questo sicuramente bisogna rendergli
merito per come sia riuscito a tirar fuori prima ed a farsi
apprezzare per qualcosa di così poco convenzionale. In macchina chi
era con me mi faceva riflettere come lui probabilmente fosse un
potenziale timidone che però è riuscito a trovare un modo per
esprimersi. Sarebbe un bel romanzo di formazione, o potrebbe anche
essere La spada nella roccia, con quel Semola che nessuno si filava e
invece poi è diventato re. Sarebbe stupendo, ma l’autore si è
dimenticato di qualche dettaglio.
sembra che tu sia andato al concerto con Maria Montessori..o con la fata turchina..
RispondiEliminavado a lavorare sulla presunta bontà che emano..
potere ai piccoli!
ps: un technofolle c'era.
Godibilissima
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