E' vero. I miei orari pseudolavorativi mi hanno fatto perdere, qualche volta, l'ultima corriera per il campeggio...si, lo ammetto, qualche notte ho dormito in una casa vera (o in un circolo benessere)... ma, al netto delle statistiche, potrò sempre raccontare a mio nipote di aver vissuto uno degli inverni più freddi del secolo nel mio camper...sì, proprio quell'inverno che lo ha visto nascere!
Premesso che tutto ciò che volete sapere sull'argomento, fareste bene a cercarlo in questo blog
http://www.vivereincamper.com/
possiamo anche osare una seconda pubblicazione di Qui Articioc.
Nella puntata di oggi vi parleremo di:
Cosa significa vivere in camper? Una panoramica sullo stile di vita dei giovani capelloni d'oggi.
Ovviamente le categorie che snoccioleremo saranno solo e sempre degli idealtipi La realtà è, come al solito, molto più fluida e indefinita.
Inoltre, si tratta sempre della mia visione soggettiva.
Innanzi tutto, inizierei a distinguere diversi tipi di vita camperistica:
1-Vita Itinerante
2-Vita stanziale
3-I Wagenplatz
4-Vita in strada
1-Vita itinerante.
Forse è l'espressione più completa e sensata della scelta camperistica. Corrisponde in pieno all'ideale romantico di una casa montata sul tuo mezzo di trasporto. A parer mio è una scelta molto audace, che di sicuro ti garantisce libertà, ma ha anche qualche controindicazione.
Da quello che ho potuto vedere, ci sono molti modi di vivere viaggiando, la totalità dei quali non offre molte sicurezze. Nella mia breve carriera nomade, l'incontro con questi “vagabondi del dharma al sapore di diesel” ha sempre generato in me interrogativi profondi. In primis: dove cazzo prendono i soldi?
Alcuni conoscenti lavorano d'estate in aziende agricole che offrono loro anche il parcheggio del mezzo. Con i soldi guadagnati nei mesi di raccolta itinerante si mantengono anche per l'inverno passato in qualche bel posto.
Altri sono artisti di strada. Massimo rispetto per una coppia inglese, sui trent'anni, che girava i festival di tutt'Europa per poi parcheggiarsi vicino ad una scuola di circo a Barcellona, in inverno.
Le tribes di ravers sono un fenomeno ancora più curioso. Discendenti dei travellers hippy degli anni '70, vivono in camion camperizzati e si spostano per organizzare feste con cui tirano su la pagnotta, e altri derivati della farina. Da quel poco che so, in Italia ne esistono poche. Tra le più famose i Kernel Panik e i Tekno Mobil Squad (questi ultimi forse neanche più attivi). Sono state ispirate dalla “discesa” nella penisola di sound systems storici come gli Spiral Tribe e la Sound Conspiracy, fuggiti a loro volta dalle leggi repressive dell'Inghilterra e della Francia. In un'intervista, rintracciabile sul web, un traveller italiano confessa che anche questo stile di vita necessita punti fissi. Va bene il nomadismo, ma tutte le tribes hanno delle bandierine sull'atlante stradale...posti dove puoi trovare dei servizi, attaccarti all'energia e sostare per un po'. Scartabellando tra i ricordi confusi di quando ero giovane, e giravo in bici col cappello degli Articolo 31, ho trovato flash della Cascina Occupata della Pellerina, il cui cortile si riempiva periodicamente di mezzi stranieri e strane istallazioni metalliche. A onor del vero, non tutti quelli che hanno avuto a che fare con questi profeti del telepass li hanno sempre descritti con un sorriso nell'anima. Uomini che vivono tra la leggenda e la Casa Circondariale Lorusso Cotugno hanno riferito di minacce armate, risse ecc...In molti dicono semplicemente che sia una degenerazione odierna di qualcosa di epico, un tempo neanche lontano, straordinario e fantastico.
Infine, come non citare quella piccola percentuale di popolazioni in passato nomadi che ancora non si è stanzializzata. Il discorso si fa scivoloso, non ne so abbastanza e ho una caviglia distorta. Certo è che avere una mercedes con i copri-sedili leopardati è sinonimo di qualità.
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