Da mezzogiorno al tramonto, e da mezzanotte all'alba, un uomo, il suo cavallo e un carro costituivano una delle viste più familiari a Green Town: non c'era nessuno, fra i ventiseimilatrecentoquarantanove abitanti della città, che non sapesse riconoscerlo.
Nel bel mezzo della giornata, e senza apparente ragione, i ragazzini s'immobilizzavano in mezzo alle strade e alla fine gridavano:
"Arriva il signor Jonas!"
" Ecco Ned!"
"Là, vedo il carro."
I vecchi, o comunque gli adulti, sondavano invano i quattro punti cardinali e non vedevano segno nè di Jonas nè del cavallo chiamato Ned e neppure del carro, che era un Conestoga rotto a tutte le esperienze della prateria, sulla quale salpava come una nave in mare. Bisognava chiedere in prestito l'orecchio di un cane e sintonizzarlo sui toni alti: allora si sentiva a chilometri di distanza il canto del signor Jonas, simile a quello di un rabbino in una terra ostile o di un musulmano in una torre. La voce del signor Jonas lo precedeva di parecchio, sicchè la gente sapeva che lui stava arrivando con mezz'ora o anche un'ora di anticipo. E quando finalmente il carro appariva, i marciapiedi si riempivano di bambini come per una parata.
Ecco il carro con un ombrello verde smeraldo sul posto di guida, ecco le redini che scorrevano come acqua e sabbia fra le mani gentili del signor Jonas; ed ecco lui in persona che arrivava cantando.
Roba vecchia, roba vecchia?
No, signore, non robavecchia!
Roba vecchia, roba vecchia?
No, signora, non robavecchia!
Cianfrusaglie, nacchere,
ferri da calza e maschere!
Curiosità, sorprese,
Camicette e pietre preziose!
Però... roba vecchia,
Roba vecchia?
No, signore, non robavecchia!
Chiunque avesse sentito le canzoni che il signor Jonas inventava attraversando la città avrebbe capito che non era un normale robivecchi. Le apparenze dicevano di sì, perchè portava pantaloni di velluto gualciti e un berretto ornato di vecchi distintivi delle campagne presidenziali, alcuni risalenti a prima di Manila Bay. Ma a parte questo era un uomo strano, non solo visitava la città quando era giorno, ma spesso lo si vedeva sgusciare fra le strade illuminate dalla luna nel cuore della notte. Passava in rassegna le isole umane, i quartieri dove avevano vissuto quelli che aveva conosciuto nella sua lunga vita. Nel carro, poi, trasportava qualunque cosa: roba presa qui e là, di cui non si liberava finchè non aveva trovato chi ne avesse bisogno. Quando questo si verificava, la persona non aveva altro da dire che: "Voglio quell'orologio" o "Quel materasso" e Jonas glielo dava, senza chiedere denaro in cambio, dopodichè si rimetteva in viaggio studiando le parole della prossima canzone.
Spesso succedeva che alle tre del mattino lui fosse il solo essere vivente in tutta Green Town; se qualcuno si svegliava col mal di testa e lo vedeva deambulare sotto la luna usciva di casa per chiedergli se avesse dell'aspirina; naturalmente ce l'aveva. Più di una volta, alle quattro del mattino, aveva aiutato a far nascere un bambino, e in quelle occasioni la gente aveva notato che le sue mani e le sue unghie erano incredibilmente pulite, tanto da far pensare a quelle di un uomo ricco che conduce un'esistenza segreta in un posto lontano. A volte il signor Jonas dava un passaggio a chi andava a lavorare in centro, e a volte, quando qualcuno non riusciva a dormire, si sedeva a fargli compagnia Sul portico e magari gli offriva un sigaro; e insieme chiacchieravano aspettando l'alba.
Chiunque o qualunque cosa fosse, il signor Jonas non era un matto. Come lui stesso aveva spiegato più volte, cortesemente, un giorno si era stancato della sua vita di uomo d'affari a Chicago e aveva pensato al modo migliore di trascorrere il resto della vita. Non poteva soffrire le chiese, benchè ne approvasse la parte morale, e siccome aveva la vocazione un po' del predicatore e un po' del divulgatore, aveva comprato un carro e un cavallo e aveva consacrato il resto della vita alla seguente missione: fare in modo che quello che una parte della città buttava, l'altra parte potesse recuperarlo. Il signor Jonas si considerava un processo fisico vivente, una sorta di osmosi che permetteva alle varie culture racchiuse nei confini della città di entrare in contatto le une con le altre. Non sopportava gli sprechi, perchè sapeva che ciò che uno butta via può essere un lusso per altri.
Era per questo che gli adulti, e in special modo i bambini, si affollavano intorno al tesoro contenuto nel carro.
"Ricordatevi", diceva sempre il signor Jonas. "Potete avere quello che volete, se veramente lo volete. Per fare la prova domandatevi: lo voglio veramente con tutto me stesso? Potrei sopravvivere se non l'avessi? Se la risposta è che al tramonto, senza quella data cosa, morireste, prendetevela e scappate. Sarò felice di lasciarvela."
E i bambini frugavano tra vasti mucchi di tessuti e broccati, fra rotoli di carta da parati e portacenere di marmo, tra vestiti e monopattini e grandi poltrone imbottite e lampadari di cristallo. Per un po' non si sentivano che fruscii, battiti, tintinnii. Il signor Jonas guardava, fumando tranquillamente la pipa, e i bambini sapevano che guardava. A volte le mani si allungavano verso un gioco di scacchi, una collana o una vecchia sedia, e appena toccavano l'oggetto alzavano gli occhi e incontravano quelli del signor Jonas, silenziosamente interrogativi. Allora scostavano le mani e procedevano oltre. Finalmente ognuno aveva trovato il suo oggetto, e stavolta le mani rimanevano. Le facce si alzavano verso il signor Jonas, ed erano così radiose che lui scoppiava a ridere. Poi il signor Jonas si schermiva con una mano, come per difendersi da tutta quella contentezza. Si copriva gli occhi un momento e a quel segnale i bambini gridavano il loro "grazie!" e scappavano con i monopattini, le tegole d'argilla o le pistole giocattolo di cui si erano impadroniti.
Ma dopo qualche minuto ognuno tornava con qualcosa di suo, una bambola o un gioco di cui si era stancato, un oggetto che non divertiva più (come succede con la gomma: prima è buona, poi perde ogni gusto). Il signor Jonas avrebbe portato quelle cose nelle altre zone della città, dove, viste per la prima volta, avrebbero goduto di una nuova vita. Gli oggetti scambiati venivano timidamente gettati nel carro, fra le mille altre mercanzie, e allora il signor Jonas si allontanava, cantando, su ruote che giravano come girasoli...
Roba vecchia, roba vecchia?
No, signore, non robavecchia!
No, signora, non robavecchia!
E infine scompariva, e solo i cani, nelle ombre fra gli alberi, sentivano il rabbino del deserto e agitavano la coda...
... Roba vecchia...
In dissolvenza.
... Roba vecchia...
Un sussurro.
... Roba vecchia... Ed era sparito.
Finalmente i cani potevano dormire.
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