Ministri: È tutto vero, si perdono di vista

Sabato, ore 20:38, blitz a casa per prendere le chiavi della macchina e poi cena fuori prima del concerto dei Ministri. Sono in ritardo come al solito, ma mi concedo un po’ di tempo per prepararmi al meglio: via occhiali e scarpe larghe, lenti e boots belli stretti. Potrebbe sembrare esagerato,
ma se si considera la mia stazza non proprio scultorea mi si da ragione. Perché ai concerti dei Ministri si poga, ed in occasioni come queste non è possibile togliersi dalla torcida durante certe canzoni.

Sì, perché sabato sera era tutto esaurito, con buona pace dei fan della prima ora –“mi piacevano quando non erano commerciali”, “quando li ho sentiti per la prima volta eravamo in 7”, “ormai si sono venduti”, “meno male che si sciolgono, ormai fanno cagare” e simili-, e loro hanno tirato fuori uno show denso, adrenalinico e, dal punto di vista musicale, ben suonato e ben cantato. Poche o nessuna pausa tra le canzoni all’inizio, per poi lasciare più spazio al cazzeggio portato avanti dal cantante, istrionico al punto giusto e che sembra aver continuo bisogno del contatto con il pubblico; lo dimostrano le due occasioni in cui fa stage diving, una durante Il bel canto –che nonostante la posizione non proprio comoda canta molto bene-, ed al momento dei saluti, momento in cui arriva fino al fondo della sala portato dalle mani di chi era sotto.

Quello che non mi aspettavo era una performance molto più divertente del solito del chitarrista, che negli altri concerti a cui sono stato mi è sempre sembrato troppo personaggio, con monologhi di cui non si capiva il senso e con pose da dio del rock che, diciamocelo, se suoni nei Ministri, non puoi permetterti. Sarai anche bravo, ma, come si dice negli ambienti giovani alessandrini “vola bas e schiva i sass”. Sabato sera, invece, ha limitato al massimo le parole, concentrandosi solo sulla sua chitarra, lasciando le parole ad altri e, soprattutto, si è presentato dopo la pausa in mutande. Non che sia particolarmente attratto da uomini in mutande su un palco, però un gesto simile fatto da uno che sembra sempre guardare tutti dall’alto in basso ha un certo significato. No?

Tra i tanti pezzi –la mia percezione è stata quella di un concerto abbastanza lungo, o forse è solo perché è stato impegnativo dal punto di vista fisico, tra un perfetto sconosciuto che ricordava Rolando di Aldo, Giovanni e Giacomo che mi abbracciava perché conoscevo una canzone ed un ragazzo che pogava solo vicino a me con la premiata ditta “scoordinazione & gomiti alti snc”. Non si fa così, giovani!- mi è piaciuta la versione di Psycho killer dei Talking Heads, mentre il pubblico chiedeva una cover di Uomini soli dei Pooh. Valli a capire questi giovani. Le ultime canzoni sembrano essere state suonate proprio per finire le energie residue, La casa brucia in particolare, talmente incazzata da non poter stare attenti al palco perché era meglio guardarsi attorno e capire quando sarebbe arrivata l’ondata successiva. Il finale, come al solito affidato ad Abituarsi alla fine ha un che di malinconico, a quanto pare ci si perderà di vista per davvero, almeno per un po’. Ma ci si penserà un’altra volta, non ci sono le ragazzine che piangono, solo gente che si spinge ed urla. Sono i Ministri, mica i Take That.

1 commento:

  1. :D letizia si è ritrovata una spalla in più stamattina, io trovo una buona ragione ogni giorno per festeggiare sant'Oki..tu segui i miei consigli a volte, senza passare per google..e questo fa gongolare.. :*

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