Avete presente, tra i vostri parenti, lo zio che avete sempre considerato grandioso? Qualcuno un po’ più giovane dei vostri genitori, che però sembra quasi vostro fratello;
quello che quando eravate piccoli vi regalava le magliette più belle, o quella zia che a voi, giovani donne, non faceva sentire le canzoni dei cartoni animati, e nemmeno diamonds are girl’s best friend, ma vi faceva scoprire le 4 non blondes e le Hole e vi insegnava a fare headbanging. Insomma, quegli zii che ancora adesso fanno una bella figura con i vostri amici e con cui vi trovate con piacere a bere una birra ogni tanto.
Venerdì sono stato
investito da questi pensieri vedendo un concerto dei Sick Rose:
immaginatevi 5 uomini ormai verso i 50, che probabilmente durante il
giorno fanno gli agenti immobiliari, o i bancari, o i dirigenti di un
corriere espresso, vestiti con uno stile che ricorda i primi mods ed
una carica quando suonano direttamente proporzionale a quanto
sembrano divertirsi. Un concerto in cui c’è gente carica che suona
bene è una figata, ma se i musicisti si divertono anche l’effetto
è ancora migliore. Infatti, nonostante questo gruppo suoni da 25
anni, con diversi tour per mezza Europa e riconoscimenti vari ed
eventuali, mantiene in pieno il lato ludico del r’n’r: il
batterista suona perennemente con il sorriso, il cantante salta e
balla come un ragazzino e un paio di volte si fa anche un giro tra la
folla, i chitarristi ed il bassista non sbagliano una nota e si
scambiano sguardi complici quando azzeccano i vari stacchi ed assoli.
Uno degli aspetti che mi
ha stupito di più è stato il fatto che io mi sia divertito davvero
tanto nonostante non conoscessi assolutamente nulla dei loro album e
forse una delle diverse cover che hanno suonato: sembrava
continuamente che facessero la supercazzola (tipo “questo è un
pezzo di John Sganafer, suonato poi anche dagli Uhsneurh”), ma
visto che gli altri spettatori sembravano conoscere gli artisti
citati ho realizzato che dovrei studiare un po’ di storia della
musica. Lo farò, giurin giuretto. Verso metà concerto ho provato
una strana sensazione notando che, salvo chi mi accompagnava, ero
l’unico al di sotto degli anta lì a ballare.
Nell’arco della
performance salgono sul palco vari ospiti che, come potete ben
immaginare, per me erano e rimangono perfetti sconosciuti, ma che
suonano con gran capacità ed arricchiscono il set con una chitarra,
una tastiera ed un cambio alla batteria –questa l’ho capita, uno
degli ospiti è l’ex batterista-. L’ultima canzone, ennesima
cover di un gruppo che non ho mai sentito, sembra perfetta: si
intitola “you are gonna miss me”. In effetti un concerto così,
con quell’energia e quella trasversalità –con fan della prima
ora e gente che non conosceva nulla-, in cui una band che si diverte
fa ballare un pubblico composto da giovani ma, soprattutto, un pelino
meno giovani, è difficile da trovare.
manca un appunto sul fatto che dovevi essere a un altro concerto! :P e un altro appunto sul fatto che io ti avrei fatto questo appunto. insomma, per me vinci una birra su due (mi sento di poter parlare anche a nome di Roberto LaSpugna), bravo!
RispondiEliminaBirra vinta!!! Tanta stima e ammmore. By Roberto LaSpugna
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